facciata ariano irpino

Inserito da il 19 Aprile 2005

CONCORSO DI IDEE PER LA RIQUALIFICAZIONE ARCHITETTONICA MEDIANTE IL RIFACIMENTO DELLA FACCIATA DEL PALAZZO DEGLI UFFICI DI ARIANO IRPINO (AV) – 2005 – QUARTO CLASSIFICATO

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Nell’affrontare un tema delicato come quello della riqualificazione, attraverso il rifacimento della facciata di un edificio preesistente, di un tratto di Via dei Tribunali, asse privilegiato per la concentrazione di monumenti, all’interno di un contesto denso e stratificato come quello del centro storico di Ariano Irpino si sono palesate forti due questioni. La prima, relativa alla necessità di un intervento capace di “dialoghi” trasversali con il contesto, ma al tempo stesso espressione del momento attuale, reinterpretazione dei caratteri di valore del luogo e non mera riproposizione di quelli presenti in edifici circostanti; la seconda relativa alla volontà di stabilire con la preesistenza un rapporto tale da poter interagire in maniera profonda non solo con l’esterno ma anche con gli spazi e le funzioni interne all’edificio.

Fondamentali per tale approccio si sono rivelate alcune visite sul luogo che hanno fatto emergere caratteri e tipi della realtà di Ariano, dove le categorie di continuità e variazione sono state riconosciute come fondanti della struttura urbana. Una struttura che si compone di importanti edifici nobiliari, chiese e un tessuto di unità abitative che oggi possiamo leggere come omogeneo e continuo, ma che in realtà è il risultato di un lungo processo di stratificazione avvenuto nel tempo, di suggestive trasformazioni e rimaneggiamenti; in questa ottica bisogna inserire gli interventi attuali, che se oggi assumono variazioni rispettose del contesto attraverso l’uso di caratteri della contemporaneità, domani senza difficoltà verranno letti e considerati come continui e integrati con il resto del centro storico.

Ha preso quindi forma l’idea di una facciata che da una parte debba essere in grado di reinterpretare la sequenza di fronti su via dei Tribunali (Palazzo Vitoli-Cozzo, la Chiesa di Sant’Agostino, …) ma che dall’altra trascenda la sua dimensione superficiale per portare carattere e qualità anche all’interno dell’edificio. Per fare questo essa è composta da due strati: quello esterno che caratterizza la sua immagine su via dei tribunali e restituisce una rinnovata continuità con gli edifici adiacenti, e quello interno che modifica sia l’aspetto di questi spazi, che la loro possibilità d’uso. Insieme essi formano una facciata che, con una profondità di 2 m, diviene tridimensionale come gli edifici antichi le cui murature portanti hanno spessori consistenti e variabili. Entrambi gli strati prendono forma, dimensioni e spunti da elementi locali.

La parte esterna assume l’altezza della facciata preesistente, ma a differenza della precedente si sviluppa fino al piano stradale, è tripartita secondo il numero e le altezze dei piani retrostanti e termina in un cornicione leggermente aggettante. Il suo disegno riprende gli allineamenti degli edifici limitrofi e come questi è scandito da un impaginato semplice con la prevalenza dei pieni sui vuoti. Le bucature sono a taglio vivo e prive di decorazione, interrompono la continuità della facciata senza farle perdere il carattere di unità e compattezza. La facciata, inoltre, preleva dal contesto anche le diverse sfumature cromatiche (il giallo ocra della facciata della Chiesa di Sant’Agostino, il sabbia del suo lato pieno, il rosa degli edifici adiacenti) che i diversi pannelli che la compongono assumono, rendendola al tempo stesso in continuità con la quinta esistente e in variazione per la presenza di più colori che la rendono vivace e luminosa.

L’alternanza dei pannelli di diversi colori si compone in fasce, dimensionate in base alla struttura preesistente. Ogni fascia assume piegature diverse in modo da pavimentare, rivestire, coprire punti diversi, in modo da segnalare il fondale prospettico dell’asse di entrata, coprire e funzionalizzare l’accesso alla sala esistente, rivestire e rendere più luminose parti della corte, adeguare e inserire nella nuova logica le facciate su via Marconi e quella dello stesso corpo verso la corte attraverso la sovrapposizione di pannelli colorati con le stesse tinte della facciata principale. Oltre al sistema delle fasce le due facciate sopraccitate verranno trasformate attraverso l’eliminazione delle cornici delle finestre, la riproposizione dei toni ocra nella parte restante e l’inserimento di inserti di mosaico neri tra le bucature; un intervento semplice, poco costoso, ma che al tempo stesso rinnova l’immagine del corpo su via Marconi e la integra con quella su via dei Tribunali.

La parte interna, è un grande mobile, una parete attrezzata da cielo a terra, suddivisa per i vari piani, che riveste e arreda con sedute, tavoli e armadi lo spessore (1,5 m) esistente tra la superficie della facciata e gli elementi strutturali. Questa soluzione ci è stata suggerita in seguito ad una delle visite ad Ariano, in cui l’interno della corte del palazzo Vitoli Cozzo e in particolare la profonda nicchia articolata in modo da contenere nel suo spessore una seduta, è stata assunta come elemento da reinterpretare, come modulo ripetibile per organizzare l’interno della nostra facciata. Il sistema si differenzia in base alle campate e alle necessità, articola in modo diverso ogni piano e ogni ambiente. Si determina così uno spessore attrezzato per gli uffici, per il ricevimento al pubblico, per la conservazione e archiviazione del materiale, questo insieme alla sostituzione delle vecchie tramezzature con nuove in vetro, fa si che i singoli uffici risultino totalmente rinnovati nella loro immagine, rifunzionalizzati negli spazi, adeguatamente illuminati.

Per quanto riguarda la ridistribuzione del piano terra si è scelto di spostare l’ingresso principale in modo da permettere l’immediato accesso alle zone di distribuzione verticale. In questo modo lo spazio che precede la corte si amplia per assumere utilizzi diversificati e variabili anche in relazione a quello della corte. In esso la facciata interna di legno si configura diversamente dai piani per uffici, formando delle sedute che in base ai suoi diversi usi strutturano questo spazio come un ampliamento di quello pubblico.

 

La corte-atrio viene avvolta da una struttura in legno a forma di ‘G’. Pensata come un unico elemento continuo, essa copre il piano terra della corte, in modo da non sottrarre luce ai piani superiori e, al tempo stesso, delimita questo spazio mediante la parete verticale sul fondo e un piccolo dislivello, che lo isola su tre lati; sul quarto una parete mobile permette secondo gli usi di isolarlo ulteriormente o di ampliarlo e farlo interagire con la parte antistante. Il separare o congiungere questi spazi, ulteriormente estendibili in quello che precede la sala conferenze, ora coperto, ci permette di ipotizzare usi diversificati e flessibili di questi tre spazi, che in modo indipendente o complementare possono funzionare per proporre quel ruolo pubblico e centrale che questo edificio per la sua posizione e per la sua storia probabilmente ha sempre assunto. Si è pensato a usi variabili in base ai bisogni e alle stagioni, durante l’ ‘Ariano folk festival’ anche qui si possono svolgere piccoli concerti, manifestazioni e eventi complementari. In altri periodi questi spazi essendo collocati al piano terra e facilmente accessibili possono essere utilizzati per mostre ed esposizioni sulle attività locali o sul patrimonio culturale e artistico di Ariano, oppure per conferenze e incontri, o ancora come uffici open space di ricevimento al pubblico.

Il carattere di questo spazio, seppur variabile nelle sue conformazioni, è dato dalla configurazione della struttura in legno, progettata come un involucro bucato con aperture decrescenti dalla copertura verso la parete verticale fino a scomparire completamente nel pavimento che diviene pieno e compatto, in modo da dare continuità tra l’orizzontale e il verticale. Inoltre queste bucature permettono alla luce di entrare e, essendo apribili, di operare i necessari ricambi d’aria.

Lo spazio della corte amplifica le sue configurazioni e caratteristiche quando la parete mobile è totalmente aperta: si dilata in esso, si moltiplicano le prospettive possibili che attraverso le finestre della facciata raggiungono nuovi orizzonti, si mischiano i fasci di luce di diversa intensità, quelli zenitali filtrati dalla copertura della corte e quelli provenienti dalle bucature della facciata.

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PROGETTO: Giulio Forte, Gianpaola Spirito

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